Meridionali famosi nel mondo

Arte, design, cultura e buon bere. Ma, in omaggio a Napoli, non manca certo il caffé che, con il suo aroma, accoglie l’ospite dell’Archivio Storico, nuovo luogo di incontro che nasce sulla collina vomerese ad angolo tra via Scarlatti 30 e via Morghen 42. La caffetteria è al primo piano, dove, oltre al bancone, compaiono due poltrone e un tavolino, sistemati accanto a pannelli in vetro trasparente che delimitano una lunga scala. È da qui che si accede a un luogo unico nel suo genere per stile e cura dei particolari. Il Trionfo di Don Carlo di Borbone nella battaglia di Gaeta contro gli Austriaci compare in un quadro di 3 metri di altezza, porta scorrevole che conduce in uno straordinario caveau, dove le cinque sale principali sono dedicate ai cinque Re Borbone delle Due Sicilie: Carlo, Ferdinando I, Francesco I, Ferdinando II e Francesco II, con le rispettive Regine, fino ad arrivare alle immagini dell’ultimo pretendente al trono delle Due Sicilie, l’erede legittimo, Sua Altezza Reale il Principe Carlo di Borbone, Duca di Castro e Gran Maestro di tutti gli Ordini Dinastici. La regia dell’Archivio Storico è curata da Luca e Antonello Iannuzzi, già imprenditori del mondo dell’entertainment con il Nabilah e Serena Forlani (event planner), che hanno affidato il coordinamento delle ricerche a Gennaro De Crescenzo e Salvatore Lanza, Presidente e Segretario Generale del Movimento Neoborbonico, i quali, avvalendosi della collaborazione di Giulia Martelli, Fabiana Liguori e Domenico Matania, hanno dato spazio non solo ai sovrani: «Ci sono immagini che rappresentano i grandi primati del glorioso Regno, i grandi meridionali che non sono stati profeti in Patria e tutta una serie di “punti di vista” utili a ritrovare quel senso di appartenenza che la storiografia ufficiale negli ultimi 152 anni ha sistematicamente cancellato – spiega Salvatore Lanza – I “nostri” grandi sovrani (dico nostri perché parlavano la nostra lingua, il napoletano), maltrattati dalla storia, le bandiere del Regno delle Due Sicilie, i gigli d’oro borbonici o l’inno nazionale di Paisiello sono il nostro supporto culturale.
Con i Borbone, i Meridionali sono stati, per l’ultima volta, un popolo amato, rispettato e temuto in tutto il mondo. In un momento storico, economico e politico come questo è più che mai necessario spiegare agli italiani e ai napoletani in particolare le vere cause dell’antica questione meridionale che inizia proprio all’indomani dell’unificazione nel 1860».
Una stanza dentro l’altra che diventa una passeggiata nella nostra storia, dunque. Una storia che incrocia anche la grande creatività dell’architetto e designer francese Philippe Starck, a cui è ispirata la sala bar, con un’esplosione di quadri disordinatamente sistemati sotto il soffitto da cui pendono, tra le grandi, spesse e lavorate cornici, lampadari neri. E anche qui, nulla è stato lasciato al caso, con una proposta studiata e strutturata da Alexander Frezza, pluripremiato barman, riconosciuto e apprezzato a livello internazionale per la sua professionalità, la sua esperienza e la sua conoscenza del settore. «Il bar dell’Archivio Storico sarà un bar classico, sia nell’atmosfera che nell’offerta – spiega Alex – Partiremo dalle basi della miscelazione per dare un punto di riferimento al cliente che potrà così orientarsi più facilmente nella scelta. Si darà particolare attenzione ai prodotti tipici italiani che saranno i protagonisti principali dei nostri drink, amari, vermouth, liquori e vini italiani verranno utilizzati in cocktail che ne valorizzeranno le caratteristiche territoriali e originali della nostra tradizione. Il menu del bar dell’Archivio si divide in due parti. Nella prima, quella dei “Classici”, sono proposti alcuni dei cocktail che hanno fatto la storia della miscelazione mondiale, cocktail senza tempo che, abbinando semplicità e qualità, saranno preparati con qualche piccola variante “italiana” per dare una personalizzazione tutta nostra, come Il Daiquiri aromatizzato al liquore Strega o il “Vecchio Stile”, che arricchisce un classico Old Fashion con amaro Averna. La seconda parte del menu sarà quella più caratteristica del luogo, “l’Aperitivo dell’Archivio Storico”, un aperitivo italiano, tradizionale, costruito intorno ad un modo di bere all’antica, di quando l’aperitivo era un rituale di preparazione al pasto, per curarsi, riguardarsi e da consumare con moderazione. I cocktail sono tutti radicati nella storia italiana, i prodotti sono genuini, tutti i succhi sono spremuti freschi e gli abbinamenti semplici. Si parte dal più classico Mi.To., che abbina il Bitter di Milano al classico Vermouth di Torino, passando per un aromantico Tonico Italiano che abbina un classico distillato aromatizzato al ginepro italiano con della tonica e delle spezie, finendo con un 8 e1/2, elegante abbinamento di liquore alle more selvatiche e prosecco. Introduciamo il concetto di “Sprezzatura” nel bere. Il termine coniato da Baldassare Castiglione nel 1528 che indica la capacità tutta italiana di riuscire a fare le cose più difficili con la disinvoltura che le fa sembrare semplici e naturali».
E dal bar arriva anche la chicca del luogo, il “Cocktail a porter”. «Una serie di cocktail a base di vermouth italiano, distillati e bitter imbottigliati dall’Archivio Storico, pronti per un servizio al tavolo o per essere portati a casa per un occasione speciale – conclude Frezza – Sulla bottiglia comparirà un’etichetta su cui saranno riportate la lista degli ingredienti e l’eventuale scadenza».
[custom_font font_family=”Open Sans” font_size=”19″ text_align=”center”]Un aperitivo al Vomero alla corte dei Borbone [/custom_font]

Il Regno delle Due Sicilie fu uno stato sovrano dell’Europa meridionale esistito tra il 1816 ed il 1861. Il regno venne istituito dal re Ferdinando di Borbone, allorché, dopo il Congresso di Vienna e il Trattato di Casalanza, soppresse il Regno di Napoli e il Regno di Sicilia e la relativa costituzione che li teneva separati. Al momento dell’istituzione del Regno delle Due Sicilie, la capitale fu fissata in Palermo, ma, l’anno successivo, fu spostata a Napoli; Palermo, però, almeno formalmente, continuò a mantenere dignità di capitale, essendo considerata, appunto, “città capitale” dell’isola di Sicili.

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